Come il "Dream Team" ha rovinato il basket americano

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Foto Fox News Piccola riflessione sull'eliminazione degli Stati Uniti dai Mondiali di pallacanestro, ad opera della Germania e pochi giorni dopo la sconfitta con la Lituania. Molti dicono che se gli Stati Uniti avessero schierato Lebron James, Kevin Durant e gli altri «pezzi da novanta», avrebbero vinto e stravinto. Il che è probabile. Ma sfugge il punto. Questo approccio è fallace: presume che contino solo le attuali dinamiche NBA. È una specie di mentalità da «ragazzino fanatico», questi pensano che solo i loro «giocatori celebrità» sappiano giocare a pallacanestro e che siano quasi dei semidei. Non esiste alcuna cultura del gioco, ma solo figurine da mettere su un album. Poteva funzionare nel 1992, quando i giocatori NBA americani erano così al di sopra del resto del mondo da non avere un briciolo di competizione. Ma quella mentalità da «Dream Team» ha rovinato l’approccio allo sport, soprattutto ora che il basket non americano (in particolare, europeo) è cresciuto. Ora l'Am

PAOLA MORA (CONI): «SIAMO ALL'ULTIMO SPRINT. LO SPORT RIPARTIRÀ PRESTO»

«Con i vaccini e la primavera lo sport sarà salvo». Con queste parole la presidente Coni Trento Paola Mora (rieletta per un secondo mandato) cerca di rassicurare i tanti che fanno dello sport la loro professione e che sono stati colpiti duramente dalle restrizioni rese necessarie dalla pandemia. Allarme per l'abbandono dello sport da parte di bambini e adolescenti, che non guardano più allo sport per fare amicizie, preferendo i social. Un "via libera" allo sport nei parchi pubblici. Ma attenzione, da soli e senza assembramenti: «Le regole vanno rispettate», precisa Mora.

Dopo dodici mesi di emergenza pandemica, sono tanti i fattori di sofferenza per il mondo dello sport di base: il continuo fermarsi e ripartire, gli investimenti economici per “mettersi in regola” con i protocolli, l’assenza di spettatori e il calo delle sponsorizzazioni, la chiusura delle palestre, la necessità di reinventare la propria attività puntando tutto o quasi sugli allenamenti a distanza. Al punto che molti allenatori stanno pensando di gettare la spugna: sono in buona parte liberi professionisti che non sanno più come far quadrare i conti. Finiscono così per accarezzare l’idea di mollare tutto e dedicarsi ad altro. D’altra parte, lo stop alle attività sportive sta causando anche un incremento negli abbandoni della pratica da parte di bambini ed adolescenti, che non potendo allenarsi o gareggiare, sono demotivati e finiscono anche loro per mollare. Ne abbiamo parlato con Paola Mora, presidente del Coni Trentino, appena rieletta per il suo secondo mandato. Abbiamo cercato risposte autentiche per il mondo sportivo di base: «Con le vaccinazioni l’emergenza finirà - ha spronato Mora - Presto potremo ripartire, con all’orizzonte le Olimpiadi di Tokyo che dimostrano come lo sport sia sopravvissuto a questa crisi». Ma sul rispetto delle regole di distanziamento e sanificazione anti-contagio, che vengono spesso ritenute insostenibili dagli addetti ai lavori, Mora è netta: «Posso non essere d’accordo con una norma, ma lo sport insegna il rispetto delle regole».

Sport all'ultimo sprint prima della ripartenza?


«La pandemia ha fatto abbandonare lo sport ai giovani "incerti" del loro impegno sportivo, ma anche tra i più motivati c'è disillusione.»

Un aspetto che allarma la presidente Mora è il rischio che lo stop allo sport giovanile porti ad un incremento degli abbandoni dell’attività sportiva: «È così e di questo sono molto preoccupata. Rinnovare l’interesse dei giovani verso lo sport è uno degli obiettivi del mio mandato e ne abbiamo già discusso con la giunta Coni». Mora si dice consapevole della delicatezza della situazione: «La pandemia ha fatto abbandonare gli “incerti”, ovvero i giovani già tentati dal rinunciare al percorso sportivo - commenta Mora - Ma non solo: anche gli sportivi motivati, dediti alla loro disciplina, iniziano a tentennare e ad accarezzare l’ipotesi di lasciare. Senza strutture né gare, anche i giovani più determinati stanno perdendo la motivazione». Un campanello d’allarme è quello fatto suonare dal calo dell'ingresso dei bambini di 5-6 anni nel mondo dello sport: «Ogni anno perduto a quell’età non può essere recuperato facilmente. Per superare questo problema occorre fare formazione e il Coni si mette a disposizione per rilanciare la “scuola dello sport”, mirata a sostenere i bambini e a rimotivare i giovani, dando un'alternativa ad interminabili giornate passate sui social-network».

«Sì allo sport nei parchi, ma solo individuale e senza assembramenti. Con lo sport insegniamo il rispetto delle regole.»

Da alcune parti si è sollevata la proposta dell’uso dei parchi pubblici per finalità sportive, in modo da recuperare in quei luoghi gli spazi al momento non utilizzabili nelle palestre. Una prospettiva che vede il favore di Mora: «Viviamo in un territorio ricco di parchi già attrezzati per l’attività sportiva, come campi di basket o spazi per la ginnastica. Stiamo lavorando insieme a diversi Comuni per adeguare al meglio questi spazi». Ma la presidente Coni “stoppa” chi vorrebbe i parchi come immediatamente disponibili ad ogni tipo di attività sportiva: «Attenzione, siamo in zona rossa. Per le prossime settimane l’uso dei parchi è limitato all’attività sportiva individuale o con i conviventi. Sarebbe bello poter usare i parchi per le attività sportive di gruppo, ma in questo momento non è possibile». 

Paola Mora, presidente Coni Trento

Mora si dice consapevole della frustrazione che cova nel mondo dello sport di base alle prese con divieti percepiti come “capestri”, ma sottolinea come con la giusta dose di fantasia e di pazienza si potranno superare le prossime settimane di emergenza, auspicabilmente “le ultime”: «Dobbiamo riuscire a fare fronte a questa fase con la fantasia, inventandoci nuovi modi per allenare e allenarci, facendo appello alla nostra creatività. Sono convinta che questa fase stia per finire. Con l’aumentare delle vaccinazioni e l’arrivo della primavera molte delle restrizioni scompariranno. Occorre tenere duro ancora per un po’». Mora traccia un parallelo con un altro mondo che sta soffrendo a causa delle regole e delle chiusure, quello della scuola: «Credo che a scuola nessuno sia felice di fare la didattica a distanza, ma in questa fase non c’è scelta».

«Agli sportivi che pensano di mollare tutto dico: non fatelo, lo sport ha bisogno della vostra passione e competenza per rinascere.»

A parte l’amarezza che traspare nel rileggere le vicende dell’ultimo anno, Mora si dice ottimista e chiede ai professionisti dello sport di resistere per quest’ultimo “sprint”: «Le associazioni sono state bravissime ad adeguarsi ai protocolli in tempi record. E sono sicura che ce la faranno a rimettersi in piedi, facendo valere le loro competenze. Gli allenatori, i dirigenti e tutti coloro che hanno fatto dello sport il loro lavoro, sono persone altamente qualificate e lo sport ha bisogno di loro». Anche perché i nuovi decreti nazionali sullo sport stanno per rivoluzionarne molti aspetti e servirà tutta l’expertise disponibile: «La riforma dello sport porterà a una trasformazione profonda del nostro mondo. Nei prossimi due anni il sistema dovrà recepire le novità normative e servirà tutta la competenza di chi conosce lo sport. Questi talenti non devono essere buttati via e non lo permetteremo».

Fabio Peterlongo



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