Come il "Dream Team" ha rovinato il basket americano

Foto Fox News


Piccola riflessione sull'eliminazione degli Stati Uniti dai Mondiali di pallacanestro, ad opera della Germania e pochi giorni dopo la sconfitta con la Lituania. Molti dicono che se gli Stati Uniti avessero schierato Lebron James, Kevin Durant e gli altri «pezzi da novanta», avrebbero vinto e stravinto. Il che è probabile. Ma sfugge il punto. Questo approccio è fallace: presume che contino solo le attuali dinamiche NBA. È una specie di mentalità da «ragazzino fanatico», questi pensano che solo i loro «giocatori celebrità» sappiano giocare a pallacanestro e che siano quasi dei semidei. Non esiste alcuna cultura del gioco, ma solo figurine da mettere su un album. Poteva funzionare nel 1992, quando i giocatori NBA americani erano così al di sopra del resto del mondo da non avere un briciolo di competizione. Ma quella mentalità da «Dream Team» ha rovinato l’approccio allo sport, soprattutto ora che il basket non americano (in particolare, europeo) è cresciuto. Ora l'America viene sconfitta perché altri paesi hanno perfezionato il loro gioco, non concentrandosi solo sulle «superstar». Inoltre, il Dream Team fece innamorare tutto il mondo di questo sport: non fu l'NBA, i Chicago Bulls di Michael Jordan e così via, perché pochissime persone in Europa potevano vedere quello spettacolo in televisione. Furono le Olimpiadi del 1992 quelle che tutti videro. E così l’Europa ha (ri)scoperto il basket e abbiamo voluto farne parte. Ora, tre decenni dopo, quasi tutti i migliori giocatori NBA sono europei. Adesso la partita è aperta.

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